Faye, come un bambino assetato di conoscenza del mondo, non smette mai di chiedere “perché”? Mette in discussione i processi, le idee acquisite e la sua stessa pratica. Questa posizione la spinge ad andare avanti. Grazie a lei, la Fattoria è un pioniere nell’assegnazione dell’etichetta biologica ad un vigneto nel Chianti Rufina e nell’uso di pratiche agricole biodinamiche in Toscana.
Questo continuo interrogarsi le permette di innovare. È così che si rende conto che i vini contenenti molti solfiti causano a suo marito Dimitri degli attacchi d’asma quando li beve. Faye si interroga sulla presenza di solfiti nel processo di vinificazione e giunge a creare la gamma di vini “Puro” senza solfiti aggiunti.
Faye non smette mai di aprirsi al mondo dell’enologia, perlustra le fiere del vino, valutando attentamente tutto ciò che passa sotto il suo palato; questo palato che, per lei, è in eterna costruzione, in eterno affinamento, per aiutarla a costruire la visione che ha di un grande vino: elegante, espressione stessa del terroir della Fattoria.
È questo terroir che detta il lavoro di Faye, non il contrario. In effetti, al centro della filosofia organica dinamica c’è l’osservazione, l’ascolto della terra, della pianta, del grano; un ascolto che porta a un’interrogazione perpetua, lontano dagli effetti della moda, al servizio del vino stesso.
La Tramontana non ha finito di soffiare tra i rami delle colline di Montefiesole.